Parte
integrante di un convento
costruito inizialmente dai monaci
silvestrini,
nel 1299
fu poi consegnato ai frati domenicani
per decisione di Papa Eugenio IV nel 1418. Tra il
1437
e il 1452, e su commissione di Cosimo il Vecchio,
il convento vede l’intervento
dell’architetto Michelozzo,
allievo di Filippo Brunelleschi, che ne rinnova
la biblioteca, il chiostro, i corridoi delle celle
e disegna l’attuale sagrestia (che evoca la brunelleschiana
Cappella dei Pazzi), unico degli elementi che si
mantiene legato alla chiesa, che ha perso circa
il 75% degli spazi conventuali, oggi demaniali.
L'occupazione degli spazi conventuali più nobili
– incluse le celle
affrescate dal Beato Angelico
– rese possibile allo Stato la creazione dell’annesso
Museo
di San Marco,
dedicato soprattutto all’opera del suo più famoso
residente, a partire dal 1435, il pittore e frate
Beato Angelico. Altri personaggi famosi che vissero
qui o
che qui vennero sepolti
furono Savonarola
lo stesso Michelozzo, Sant’Antonino (al quale fu
dedicata una monumentale cappella), Pico
della Mirandola
o, in tempi più recenti, il sindaco
di Firenze Giorgio
La Pira
(ora in attesa di beatificazione), che visse qui
per dieci anni e qui trovò sepoltura. La chiesa,
la cui facciata
fu realizzata nel 1780
da Gioacchino Pronti seguendo un modello scenografico
di gusto
già vicino al neoclassico,
è costituita da un’unica
ampia navata,
coperta da un
tetto ligneo
con motivi decorativi dorati del ‘700. Questa navata
fu oggetto di due importanti
interventi:
il primo del Giambologna,
nel 1588, soprattutto di natura strutturale, e quello
di Pier
Francesco Silvani
nel 1678, che rinnovò principalmente i pesanti altari
laterali in pietra scura.
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